lunedì 18 aprile 2011

STRAWBERRY SHORTCAKE



Ieri sera a Sonica aperitivo superintrigante. Lo spazio della sala prove è stato trasformato in una sorta di rivisitazione acida e postmoderna della casa di marzapane dei fratelli Grimm: sentieri di marshmallows e alberi di caramelle, giradischi commestibili e spillette glassate, tappezzeria di pasticcini proiettata sulle pareti. Di grande effetto anche le cascate di palloncini rossi disegnati a modi fragola, a richiamare nella plastica la psicadelia campestre degli strawberry fields. Grandi complimenti quindi alla pasticcera Irene, creatrice sia della cupcakes miracolose che  hanno reso animato l'ambiente (in tutti i sensi possibili: materia che si fa narrazione, ma anche spazio promosso alla dimensione ironica e stilizzata del cartoon), sia delle cupcakes più tradizionali destinate al consumo immediato e gustosissimo. Grandi complimenti in effetti a tutta Sonikart: allestimento invitante e originale, curati e graficamente interessanti le locandine e i flyer, beveraggio al chiosco a prezzi ragionevoli. Cosa avrei potuto desiderare di più?
In effetti mi sarebbe piaciuto assistere al concerto, ma come al solito le tempistiche organizzative in questi casi si dilungano, e io non potevo restare (avevo un imperdibile appuntamento con una teglia di patate al forno e un arrosto arrotolato). Invito quindi chi abbia ascoltato i Versailles e i Silver Rocket a mandare la propria recensione, un commento, un punto esclamativo o interrogativo (!) (?).

domenica 17 aprile 2011

IL RISVEGLIO DELLE CICALE



Il risveglio della cicala/giraffa questa mattina è stato piuttosto lento e difficoltoso. Verso le otto ho creduto per un attimo di essere viva e abbastanza in forma, mi sono liberata delle coperte con un calcio, ho improvvisato una rotolata sul piumone: falso allarme, ero solo ancora ubriaca. Ora sono le tre passate e devo ancora ristabilirmi, ma la recensione urge e mi ci appresto. Procedo seguendo la regola delle 5 W del bravo giornalista anglosassone, per semplificare a me stessa il lavoro di ordinare i pensieri in forma organica.
WHERE: La serata è iniziata da parte mia con un grande malinteso: avendo letto su facebook che avrebbero partecipato quasi quattrocento persone pensavo che la festa si sarebbe svolta all'aperto, e che fosse rivolta
prevalentemente a studenti cazzari (questa deduzione non so da dove mi sia venuta). Non credo comunque di essere stata l'unica a non aver esattamente capito che tipo di evento fosse: in piazza verso le undici erano in molti a trotterellare interrogativi qua e là, chiedendosi dove fosse il fantomatico "risveglio". Sorpresa e perplessità quindi quando scopro che ci si apre all'estate in un posto chiuso, al caffè San Giorgio (ma anche sollievo per il freddo evitato, e un bel chissenefrega alla coerenza, tra l'altro ho appena rivisto il testo dell'invito: in effetti c'era scritto). All'interno il locale è spazioso e vagamente elegante, qualche candela accesa, un tavolo apparecchiato a modi aperitivo. Bello ma un po'anonimo: senza pretendere effetti speciali o retroproiezioni alle pareti, sarebbe bastato un po'di allestimento a caratterizzare la serata.
WHAT: Mille complimenti al gruppo che ha suonato dal vivo, un duo acustico veramente meritevole sotto tutti i punti di vista. Repertorio danzereccio e popolare, retrò al punto giusto da accontentare tutti (blues, rock'n'roll, puntate reggae, grandi classici). Atmosfera frizzantina e leggera, grandi sorrisi e grandi botte prese durante il rockabilly contest improvvisato. Temevo che finito il concerto il deejay rompesse l'incantesimo (i deejay hanno questo potere, e spesso ne abusano), invece il passaggio è stato assolutamente felice: funky tranqui e via.
WHO: Pubblico squisitamente ferrarese, minime le incursioni da parte di erasmus o studenti fuori sede. Pochi anche gli abbigliati a tema, ma fascinosissimi (e mi riferisco ovviamente soprattutto al ragazzo-cavalletta, con le lunghe gambe sottili fasciate in un incredibile calzamaglia dorata).
WHY: La festa mi è piaciuta, sono stata bene e mi sono divertita. L'unica cosa che non ho capito è in cosa esattamente si differenziasse dalle altre. Luogo chiuso, zero allestimento, poche le persone in maschera: cosa avrebbe dovuto farmi capire di essere in un momento di "risveglio"?
WHEN: Ma era ieri!!!!!!

sabato 16 aprile 2011

BALASSO PRESENTA "IL FIGLIO RUBATO"



C'è vita sul pianeta Santa Maria Maddalena? La risposta alla domanda che immagino turbi da anni il sonno dei più noti astrofisici ferraresi é la seguente: Sì, e il venerdì sera è pure difficile trovare parcheggio.
Automobili che girano in tondo nelle vie residenziali, gli autoctoni perplessi e incapaci di fornire indicazioni ai foresti, i quali per “sicurezza” di solito parcheggiano lontano (da cosa?) e si fanno una camminata - anche se non manca chi tenta la fortuna e magari ferma la macchina sulla pista da corsa del palazzetto dello sport -. Ieri doppio appuntamento nella nebulosa frazione di Occhiobello: all'auditorium Natalino Balasso per presentare il suo nuovo libro, in palestra invece acclamatissimi incontri di boxe (e io che questo giro ho puntato all'intellettuale, la prossima volta prenoto il posto a bordo ring).
Conosco Balasso solamente per il suo profilo televisivo, non ho mai letto un suo libro (l'ultimo è il terzo), e sono andata all'incontro più per interesse nei confronti della persona/personaggio che non per curiosità nei confronti del romanzo. A serata conclusa sono rimasta soddisfatta e grata alla persona/personaggio, stupita della qualità del suo lavoro autoriale, meno felice della gestione dell'evento.
La prima parte della presentazione si è svolta in modo canonico: il giornalista Garbato - per l'occasione prestato al ruolo di moderatore - ha introdotto  l'ospite, ha riassunto le puntate precedenti (qualche cenno sulle prime due pubblicazioni) e ha iniziato a porre qualche domanda generica sull'ultima uscita: “Il figlio rubato”. Balasso ha colto prontamente la volontaria vaghezza dell'intervista per parlare di ciò che preferiva, e si è quindi prodotto in una sorta di monologo schizofrenico e piacevolissimo, mescolando con grande sincerità farsa popolare e riflessione estetica. Tra i tantissimi argomenti affrontati: la motivazione e la finalità della scrittura («è come tirare le freccette contro il muro e poi disegnarci i cerchi attorno»), il rifiuto del contratto editoriale, la scelta di pubblicare per una piccola casa editrice dopo aver collaborato con Mondadori, la decisione di lasciare la televisione, la mercificazione della cultura in Italia (uno spunto semplice: nessuno conosce chi ha venduto più camice – o salami!  - in un anno, ma tutti conoscono le classifiche dei libri più venduti).
La seconda parte della serata avrebbe dovuto svolgersi in modo parimenti canonico, Garbato ha infatti invitato il pubblico a formulare le domande di rito, ma qualcosa nell'ingranaggio  della macchina-evento non ha evidentemente funzionato.
Il primo a prendere il microfono è stato Gnudi, organizzatore locale (almeno alle apparenze), il quale dopo aver dichiarato la propria vocazione letteraria (non fa mai male che ricordare che l'Italia è probabilmente l'unico paese al mondo dove gli scrittori sono più numerosi dei lettori) ha chiesto a Balasso «come capperi fa ad utilizzare in modo così sapiente il linguaggio». Fossi stata Balasso probabilmente avrei risposto che tanto per cominciare evito la parola capperi, Balasso in persona invece ha fatto molto cordialmente finta di nulla, e ha spiegato alcune delle sue convinzioni e preferenze rispetto alla lingua italiana: la necessità di considerare il linguaggio vivo e organico, sempre in mutamento; l'attenzione per il senso profondo della parola comune e non per la parola ricercata; le risonanze emotive che derivano dall'interpolazione invisibile (graficamente non segnalata) del dialetto e il debito che in questo senso riconosce a Meneghello; etc. etc. Niente di nuovo sotto il sole, ma le sue argomentazioni hanno avuto il pregio di essere: a) divertenti,  essendo disseminate di aneddoti, ricordi, barzellette; b) profonde eppure molto chiare, comprensibili a tutti. Ci sono poi state un paio di domande banali ma oneste, una considerazione (sta cosa delle considerazioni non l'ho mai capita, o meglio: l'ho capita e non l'ho mai sopportata)... e poi? E poi basta. Balasso ha dovuto inventare lì per lì qualcosa da raccontare per tirare a fine serata, improvvisarsi saltinbanco, perché altre domande non ci sono state. L'ha fatto in modo grandioso, sempre incrociando riflessione, ironia e autoironia, ma è stato a tratti imbarazzante. O almeno io l'ho vissuto così. L'impressione che ho avuto è che il pubblico non avesse capito, o forse non sapesse, in cosa esattamente consiste una presentazione letteraria. Penso si sentisse a teatro, e quindi legittimato nel ruolo di spettatore passivo di ciò che accade sul palco (e lo so che dal Living in poi la quarta parete non è più stata uguale, ma mi sto riferendo all'abitante medio del basso polesine e credo quindi di essere autorizzata ad approssimare). Tutti ridevano a bocca larga, con le lacrime agli occhi, ma nessuno ha pensato di instaurare un qualsiasi tipo di dialogo con l'ospite, il quale prima di concludere ha giustamente avvisato: «Che nessuno mi venga poi a rompere quando sto andando via, che avrebbe una domanda da farmi ma gli è venuta in mente solo dopo».
Che il pubblico potesse essere poco preparato all'evento era prevedibile - io stessa mi sono spinta fino a Santa Maria attirata dal fascino del comico televisivo - e in qualche modo rimane anche giustificabile (nessuno nasce imparato). Meno comprensibile è a mio parere l'inazione degli organizzatori: se le domande stentano a decollare è compito del moderatore proseguire la conversazione, e se  il moderatore   non reagisce – com'è successo ieri - è compito degli organizzatori mantenere vivace e partecipata l'atmosfera della serata, con richieste e interventi. Non tutti gli ospiti riescono a imbastire uno spettacolo d'intrattenimento dal nulla, ripescando qua e là nel proprio repertorio, rinfrescando qualche storiella dimenticata. La maggior parte di loro si sentirebbe probabilmente a disagio (se non addirittura indispettita) di fronte a una platea che non ha alcun interesse nei confronti del lavoro presentato. Bisogna sempre sempre sempre prepararsi qualche domanda di emergenza, da fare in caso di necessità, perché (e ora cito Balasso, in riferimento alla scuola): «va bene che non siamo qui per divertirci, ma nemmeno per romperci i coglioni!».

mercoledì 13 aprile 2011

LA NOTTE DEL RISORGIMENTO

Mi scoccia, mi scoccia, mi scoccia. Avrei voluto inaugurare il blog con una bella stroncatura acida e forzuta, invece mi tocca calzare le pattine dell'ospite cortese e ringraziare con garbo il padrone di casa.
Ieri sera ho partecipato alla "Notte del risorgimento": apertura straordinaria della biblioteca Ariostea con intrattenimento tematico, dedicato ai 150 anni dell'unità d'Italia. La locandina promozionale prospettava letture patriottiche, figuranti in costume ottocentesco e intermezzi musicali, e sinceramente tanto bastava a inquietarmi. Mi ci sono quindi apprestata pronta al peggio: sbrodolate retoriche, mise en scene patetiche, insomma il solito ibrido tra dilettantismo e pretenziosità. E invece... e invece no. La serata è stata molto sobria e onesta, ben organizzata e piacevole.
Parto con la lista dei pro e dei contro? Parto.

PRO
1) L'apertura al pubblico delle sale più affascinanti e meno conosciute dei palazzi storici è sempre cosa buona e giusta.
2) Le candele accese nel cortile interno, tremolanti nel vento e nel buio, la luce gialla sui libri antichi, i musicisti che suonano composti nelle sale affrescate e la musica che si spande lenta nei corridoi: il miglior pregio della serata è stata probabilmente la sua atmosfera onirica. Gli organizzatori hanno saputo sfruttare al meglio, con cura e senza eccessi, quel sogno infantile e collettivo che è la biblioteca di notte.
Un pensiero semplice: i libri esistono anche quando nessuno li vede. Ogni notte, mentre tutti dormono o pensano ai propri affari, i libri rimangono e vivono, a modo loro.
3) Le letture recitate dai figuranti in costume: ecco quello che più mi preoccupava. Dovrebbero in teoria stimolare l'attenzione del pubblico e la sua immedesimazione, ma in pratica basta un niente a farle inciampare nella meschinità volenterosa della recita scolastica. Ieri sera per fortuna inciampi di questo tipo non ci sono stati. Se la scelta dei personaggi non è stata originalissima (personalmente avrei apprezzato qualche nome meno noto e user friendly, magari legato alla storia locale, per rendere più significativa l'ambientazione), la selezione dei brani è stata comunque buona e azzeccata. L'amputazione della gamba di Spielberg (da "Le mie prigioni") raccontata all'interno del teatro anatomico è stata particolarmente interessante:  il brano esaltava il potere suggestivo del luogo e viceversa. Gli interpreti poi sono stati in linea generale accettabili. Una lettura più pausata e sentita avrebbe giovato, ma la loro credibilità è stata comunque supportata dagli elegantissimi abiti di scena. Segnalazione di merito: Mazzini, il più dinamico e coinvolgente (tra l'altro: voglio la sua giacca da salotto!!). Segnalazione di demerito: Silvio Pellico, che leggeva di momenti straziati e sublimi con lo stesso spirito atono di mia nonna quando elenca la lista della spesa.
4) Gli interventi musicali sono stati fondamentali. Hanno alleggerito la pesantezza della rievocazione storica e hanno permesso alle persone di sostare a mente libera, per godere del momento. Bravi i musicisti, appropriato il repertorio.

CONTRO
1) C'è una sola obiezione che credo valga la pena sollevare, relativa alla promozione dell'evento. Pubblico alla serata non è mancato, ma di che persone era composto? Anziani (ovvio), qualche famiglia con bimbi (già un risultato), e un folto gruppo di "soliti noti", frequentatori assidui della biblioteca. Dov'erano i famigerati-ricercatissimi-introvabili giovani? Spingere la promozione nel controverso territorio adolescenziale sarebbe stato senz'altro poco fruttuoso, ma perché non è stato predisposto un coinvolgimento più intenso in ambito universitario? Credo che le facoltà e i dipartimenti avrebbero potuto/dovuto essere uno dei principali bacini di riferimento, e a maggior ragione se penso che il principale partner organizzativo è stata proprio un'associazione di studenti (il Gruppo del Tasso).
Un suggerimento banale e pratico per gli appuntamenti a venire: predisporre - oltre alla solita locandina ingessata - dei flyer graficamente accattivanti, magari adattando anche la descrizione dei contenuti ad un target under50;).

martedì 12 aprile 2011

COME E PERCHE'

L'idea di creare questo blog mi frullava in testa già da qualche settimana. Oggi, forte della noia di un ridicolo pomeriggio di metà aprile, ho deciso di provare a renderla vera. Concreta magari no, si rimane pur sempre nell'aere impalpabile del web, ma vera sì (ci siete vero? c'è una briciola di coscienza che nell'universo legge le mie parole... vero?).
Ora proverò a spiegare da che esigenze nasce "Ma era ieri?" e perché credo possa essere utile.
Come tutti - o quasi  - ho vissuto gli ultimi anni affamata di eventi (scrivo "quasi tutti" perché ci tengo a escludere mio nonno, il cui orizzonte di mondanità non si spinge oltre la briscola giocata al bar ogni santo giorno che dio cala in terra). Festival letterari, rassegne cinematografiche, inaugurazioni di improbabili caffetterie hawaiane, reading di autori celebri e misconosciuti, tavole rotonde, concerti, performance, sagre del cappellaccio e della salama da sugo... ho frequentato TUTTO, ho partecipato a TUTTO, ho assaporato, ascoltato, ho fatto domande intelligenti (giuro!), sono stata sempre presente. C'è stato un periodo in cui a giorni alterni mi ritrovavo su Telestense, ripresa all'interno di questa o quella celebrazione. Non sono una persona iperattiva - sono anzi piuttosto pigra -, sono semplicemente figlia (ahimé) del mio tempo. L'evento oggi è diventato parte integrante del modus vivendi occidentale, e le ragioni sono molteplici. Mi improvviso sociologa dell'ultima ora: sentimento di impotenza, anonimato, che trova rifugio nella visibilità dell'appuntamento collettivo? Urgenza di condivisione in un momento storico segnato dall'individualismo? O al contrario: bisogno di sentirsi unici mentre giornali e televisioni insegnano quanto la società sia tristemente massificata? A prescindere dalla motivazione personale conscia o inconscia che spinge il singolo, il dato generale resta: in questi anni di crisi e incertezze, prolificano in Italia i festival e le rassegne, come lumache dopo il temporale spuntano ovunque sagre tipiche (mai sentite!) e imperdibili incontri di cittadinanza attiva. Non credo ci sia solo un desiderio di arricchimento spirituale / culturale alla base di questo fenomeno.
Quanti libri avrei potuto leggere in tutte le ore che ho invece speso ad ascoltare "presentazioni di libri"? E' una domanda che fa male...
Non fosse che ho appena deciso di farmene una ragione, accettare la mia natura di animale sociale pavido e fragile, facilmente influenzabile, vittima delle mode e dei modi della gente, compresa appunto la mania per l'evento. Non intendo cambiare abitudini, né tanto meno trasformarmi nell'asceta lacero che non riuscirò mai ad essere. Mi piacerebbe però riuscire a volgere in positivo quest'attitudine mondana.
L'evento è, alla pari di qualsiasi altro prodotto culturale, suscettibile di critiche, o meglio: bisognoso di critiche. Nessun tipo di espressione umana (sto sul vago) può svilupparsi senza che la riflessione e il dialogo intervengano a sondarne il valore e la specificità, e l'evento non fa eccezione. Purtroppo però, mentre nei giornali e sulle newsletter abbondano le segnalazioni di cosa, quando e dove c'è da fare in città, sembrano essere completamente assenti le recensioni.
Ed eccoci al blog. "Ma era ieri?" vuole sopperire a modo suo - senza troppi formalismi - a questa mancanza, commentare a posteriori le occasioni più varie che eventuali svolte a Ferrara e Altrove. I giudizi formulati saranno ovviamente soggettivi, parziali, assolutamente incompleti (senza nessun tipo di pretesa: saranno solo frutto della mia impressione e opinione), e per questo mi piacerebbe aprire lo spazio iper-individualizzato del post al confronto e al dibattito (restando sempre nei termini del rispetto e della buona educazione, e vorrei non doverlo scrivere, ma so purtroppo quanto invece sia importante specificare).
Ora scappo perché sono in ritardo e devo ancora farmi la doccia. Sono stanca e avrei voglia solo di starmene a casa a guardare il soffitto ma... stasera alla biblioteca Ariostea hanno organizzato "La notte del risorgimento"(http://www.artecultura.fe.it/attach/biblioario/docs/notte_risorgimento_invito.pdf).
Ovviamente non posso mancare;).